it  

#myWeekend - Raphaël Brunschwig


La finestra sul mondo

Da animali guida che infondono senso di identità a centri di forza interiori

Come il Ticino è diventato una piattaforma fondamentale dello scambio culturale e perché i felini hanno trovato una nuova patria a Locarno – ce lo svela Raphaël Brunschwig con la sua MyWeekend-Story.

Dal 1946, Locarno, la cittadina sul Lago Maggiore, diventa ogni anno la capitale mondiale del cinema d’autore attirando ben oltre 100’000 spettatori. Sui ciottoli della Piazza Grande, per undici giorni, scorrono le immagini del programma cinematografico internazionale del Festival del film di Locarno. Questo lo rende uno dei festival del film più rinomati al mondo e pone l’asticella piuttosto in alto. Le nuove conquiste diventano standard di qualità e l’innovazione è fondamentale. Come riuscire a sorprendere con nuove idee, perfezionare il festival e mantenere la rilevanza nella nostra società frammentata – è una sfida che Raphaël Brunschwig, in collaborazione con il presidente Marco Solari e la direttrice artistica Lili Hinstin, ama affrontare. L’obiettivo è chiaro: rinnovarsi continuamente nel rispetto della tradizione e sorprendere il pubblico. Sforzandosi sempre di creare un progetto con una storia importante e profondamente radicato nella regione, nel paese, e proiettato nel mondo, Raphaël vede un grande potenziale per il futuro.

In qualità di responsabile operativo del Festival del film di Locarno, Raphaël Brunschwig, 36 anni, apre ogni estate, insieme al presidente Marco Solari e alla responsabile artistica Lili Hinstin, la finestra sul mondo con film che colgono lo spirito del tempo.

Sulle tracce del leopardo

I colori giallo e nero del logo a forma di leopardo vengono automaticamente associati all’immagine del festival e risvegliano alle nostre latitudini una gioiosa attesa: il Festival del film di Locarno si avvicina. Non è sempre stato così. Cinquant’anni fa, a Locarno veniva ancora conferita la Vela d’oro. L’artista Remo Rossi è stato poi incaricato di trovare un nuovo simbolo. Il leone dello stemma di Locarno è stato reinterpretato in un leopardo mitologico, poiché Venezia premiava già con il Leone d’oro. E così, da allora, l’animale guida con le sue caratteristiche macchie è diventato il segno distintivo del festival.

Per quanto oggi possa sembrare ovvio che il festival si svolga sulla Piazza Grande, che ora adorna anche la nostra banconota da 20 franchi, la cosa è stata invece ai suoi tempi lanciata in fretta e furia e praticamente senza permessi. Dato che non era più possibile proiettare film nel Grand Hotel e anche le sale cinematografiche non erano adatte, si era osato fare questa mossa. E così, il feeling open air si è affermato come un tratto distintivo del festival, sebbene fosse nato per caso e per necessità.

Sotto tensione

Per natura una personalità introversa, Raphaël assolve quotidianamente un compito estroverso nella sua posizione di responsabile operativo del festival. Quando è stato consigliato al suo predecessore hanno detto di lui: “piano piano è buono a qualcosa”. Raphaël è sempre stato bravo soprattutto in una cosa: leggere nelle persone e nelle situazioni. La qualità più importante che si deve avere quando si comincia come coordinatore delle sponsorizzazioni. In breve tempo Raphaël deve decidere quale priorità e sensibilità dare a una determinata situazione. Comprendere le esigenze del partner, sapere quali valori e temi esso rappresenta come istituzione, trovare i parallelismi con il Festival del film e rappresentarli al meglio nella collaborazione – tutto ciò Raphaël l’ha avuto nel sangue fin dall’inizio. Ed è così che ha deciso di approfondire e ampliare anche la partnership con Hertz, che sostiene il festival durante la fase di montaggio e di smantellamento in qualità di partner orgoglioso con un’ampia flotta di furgoni. La fiducia dei suoi superiori nelle sue capacità l’ha fatto arrivare alla sua attuale posizione nel giro di pochi anni.

Come souvenir e portafortuna, il suo ufficio è ornato da una presa multipla, che gli è stata consegnata dal suo predecessore. Una volta una presa come questa è stata la causa di un corto circuito in una serata del pre-festival e ha causato un blackout di 45 minuti. Quasi tutto il pubblico è rimasto a sedere e ha aspettato pazientemente che la proiezione del film proseguisse. Si dice che, grazie a questo “portafortuna”, anche il suo lavoro abbia ottenuto il favore del pubblico.

In retrospettiva, durante la sua carriera, Raphaël è sempre stato in grado di lasciare la sua comfort zone in modo sano e di crescere di pari passo con le sue responsabilità. La filosofia di Raphaël è: non rinnegare sé stessi. Avere tempo a sufficienza per sé stessi è importante soprattutto se si ha una personalità introversa. Così Raphaël ricarica le batterie per gestire tutte le sue responsabilità di marito, padre, co-direttore del festival e anche le faticose questioni di tutti i giorni.

I rituali che oggi vive con naturalezza sono il risultato di un intenso viaggio. Raphaël si alza ogni giorno alle 5 del mattino, scrive i suoi sogni, tiene il suo diario e fa meditazione. Dopo un po’ di attività sportiva fa colazione con sua moglie e comincia a lavorare in ufficio alle 7.30. Riesce a farlo con la stessa costanza anche durante l’intenso periodo del festival? A questa domanda, Raphaël risponde ridendo: “Ogni anno migliora.” È l’adrenalina a mandare all’aria i suoi buoni propositi. Durante il festival si immerge in un altro mondo – con nuove priorità, nuove regole del gioco e in modalità di lotta contro il tempo.

Su il sipario per piccoli e grandi drammi

“Un giorno sembra come una settimana e una settimana come tre anni”, così Raphaël descrive la sua percezione del tempo durante gli undici giorni del festival. Quando a settembre riguarda indietro al festival, resta sbalordito da quello che è stato possibile fare in questo breve periodo. Per rendere l’idea della portata in cifre: Raphaël riceve in un giorno oltre 250 chiamate e centinaia di e-mail ed è responsabile per circa 1000 collaboratori. Come co-regista del festival cerca di risolvere piccoli e grandi drammi sempre con grande pragmatismo.

Organizzare un festival di queste dimensioni è quasi una droga. In questa intensità ci si perde quasi. Ma c’è anche qualcosa di positivo come ci racconta Raphaël: “Si perde il proprio Io limitato e si lavora insieme per qualcosa di più grande.” Comprensibile quindi che all’evento segua una “depressione post-festival”. Raphaël riesce a gestirla trascorrendo del tempo con la sua famiglia. Rinfrescarsi nell’acqua cristallina della Maggia con le sue imponenti formazioni rocciose aiuta a lavare via il peso dei mesi passati.

Un luogo con una magia speciale

Già prima del successo del Festival del film, la regione di Ascona era punto d’incontro di riformatori dello stile di vita, artisti, scrittori nonché sostenitori di vari movimenti alternativi. Sul Monte Verità, sopra Ascona, hanno visto la luce molti testi importanti che Raphaël ha letto da giovane e che hanno plasmato la sua evoluzione.

 

Da giovane adulto, Raphaël viveva nel suo personale cosmo. Ha anche trascorso un po’ di tempo completamente isolato dal resto del mondo e ha letto molta letteratura sulla filosofia. La ricerca del senso della vita lo spingeva ad andare avanti: Raphaël voleva scrivere il suo romanzo di formazione e raccogliere il maggior numero possibile di esperienze sperimentali. La sua casuale dedizione alla meditazione ha messo fine a questo viaggio personale e si riflette nella sua riconciliazione con il mondo esterno.

 

Nel corso degli anni il Monte Verità è rimasto un luogo da cui attinge forza, dove può confrontarsi con il suo mondo interiore e rilassarsi in giardino. È qui che si chiude il cerchio per Raphaël: per lui la libertà artistica in questa regione ha a che fare anche con il festival. Non è un caso che proprio qui sia nato un festival di levatura internazionale e, rispetto ad altri festival del cinema, indipendente. Con i suoi modi aperti e onesti, il Festival del film di Locarno offre al pubblico un programma che riflette in modo molto particolare le nostre azioni nella società.

Sfruttare il potenziale – preservare le tradizioni

È un privilegio lavorare per un progetto in cui migliaia di persone hanno già investito, dice pensoso Raphaël. Sotto la presidenza di Marco Solari, le zampe del leopardo del film hanno lasciato la loro impronta. La forte crescita conosce però i suoi limiti: i posti a sedere nei cinema, negli alberghi e nella Piazza sono esauriti. Ma come si può dare al festival una maggiore presenza durante tutto l’anno e generare un ulteriore valore aggiunto per i registi, gli spettatori e i partner? Raphaël si assume questo compito e si dedica a un aspetto in particolare: la digitalizzazione. Grazie a essa vuole diffondere la magia degli undici giorni durante tutto l’anno. Con progetti digitali come Locarno Kids e Locarno Short Films si stanno creando le prime piattaforme e così il lavoro curatoriale del Festival del film continua online. 

Semplicemente solo umano

Per Raphaël il cinema è una delle forme d’arte più emozionanti con cui poter catturare e riflettere gli eventi del nostro tempo e dell’esistenza umana. È un compito importante creare con il festival una piattaforma per film d’autore a cui oggi è più difficile accedere per il pubblico del nostro mondo mediatico. Mentre su note piattaforme di streaming sono algoritmi a proporci i film, il team artistico del Festival del film di Locarno mette a punto un programma cinematografico con opere contemporanee rilevanti provenienti da tutto il mondo. L’obiettivo del festival è chiaro: offrire a spettatori curiosi una piattaforma per esperienze nuove. Perché, alla fine, al centro del festival resta la creazione di sé stessi. Anche se non tutti girano un film proprio, rimane il desiderio di riflettere su sé stessi. Ed è proprio questo che rende possibile il Festival del film – con i suoi valori di apertura e indipendenza offre una piattaforma di confronto profondo con la propria umanità.


#INNAMORATIdellaSVIZZERA

Svizzera Turismo raccomanda

Il Ticino

Il Ticino è la porta verso il sud. Sa conquistare con il suo fascino e stregare con il suo lifestyle e la sua lingua italiana. Destinazioni turistiche come Ascona o Lugano profumano di Mediterraneo e il clima mite rende il Ticino una meta di viaggio amata non solo dagli ospiti svizzeri. Ma le Alpi sono sempre a due passi: la splendida natura selvaggia delle valli laterali ticinesi (come ad esempio la Valle Maggia o Centovalli) offre numerose opportunità di fare gite, escursioni e giri in bicicletta. E per finire il Ticino vanta anche dei beni patrimonio dell’umanità: i «Tre Castelli», tre fortezze medievali, sono il simbolo di Bellinzona, capitale del Ticino, e dal 2000 sono iscritti al patrimonio culturale mondiale dell’UNESCO.


Scopri di più

Offerte speciali di MyWeekend

Beneficio ora

MyWeekend

Scopri altre storie